Il Belgio ha un sistema di protezione civile fortemente coordinato dal potere centrale, quantunque decentrato sul territorio sulla base della suddivisione istituzionale in regioni, province e comuni. Le responsabilità di intervento sono affidate al Sindaco al livello comunale, mentre il Governatore della Provincia (il belgio ne ha undici comprendendo Bruxelles), si occupa di coordinare i più massicci interventi a livello provinciale e infine il Ministro dell’Interno ha la responsabilità politica e amministrativa degli interventi federali.
Un sistema che ricorda molto, dunque, quello utilizzato in Italia nei primi anni di applicazione della legge 225/92. Dal punto di vista organizzativo, in Belgio esiste un sistema efficace di decentramento delle circa 250 caserme dei servizi antincendio, distribuite sul territorio sulla base di “zone di allerta” pianificate e dotate di proprie scuole di formazione (i pompieri sono circa 15.000, per 2/3 volontari), mentre la protezione civile federale possiede 600 operatori appositamente addestrati (assieme a 2000 volontari di rinforzo) nella apposita scuola federale, e distribuiti strategicamente in cinque punti del paese. In Belgio si distingue la “calamità” derivante da rischi naturali dalla “catastrofe”, legata invece essenzialmente all’attività dell’uomo: invero, è soprattutto la seconda a manifestarsi con una certa frequenza e gravità, soprattutto per ciò che concerne il rischio industriale, mentre, più recentemente, molta attenzione viene conferita alle problematiche degli attacchi terroristici e della difesa civile.