Definizione generale
I maremoti sono onde lunghe, con periodi compresi tra 5 e 60 minuti (mediamente 15-20 min), generate impulsivamente per lo spostamento della massa d’acqua e che, avvicinandosi alla costa, possono raggiungere altezze molto elevate. La comunità scientifica internazionale ha unanimemente adottato il termine tsunami, dal giapponese “tsu”=porto e “nami”=onda (onde di porto), per indicare il fenomeno dei maremoti. Gli tsunami sono causati, nella maggior parte dei casi, da terremoti sottomarini o in prossimita` della costa e, meno frequentemente, da frane sottomarine o aeree, da eruzioni vulcaniche e, raramente, dall’impatto di meteoriti nell’acqua. Non tutti i terremoti sottomarini sono in grado di generare maremoti. Perché questo si verifichi occorre che il terremoto abbia una profondità focale non troppo elevata, una magnitudo rilevante e, soprattutto, abbia un meccanismo focale che provochi uno spostamento verticale del fondo marino in grado di mettere in moto la massa d’acqua sovrastante. Anche le frane sottomarine, con scivolamento di sedimenti (spesso attivato da terremoti), possono modificare l’equilibrio della massa d’acqua e produrre uno tsunami, così come la caduta in acqua di grossi blocchi rocciosi o di sedimenti in caso di frane aeree. Talvolta violente eruzioni vulcaniche sottomarine possono creare una forza impulsiva che sposta la colonna d’acqua e genera il maremoto. Inoltre tsunami di origine vulcanica possono essere dovuti allo scivolamento in mare di masse di materiale lavico incandescente lungo i fianchi ripidi del vulcano. Da un punto di vista fisico le onde di maremoto sono caratterizzate da lunghezze d’onda (distanza tra due creste) molto elevate, dell’ordine delle decine o centinaia di chilometri, quindi molto grande rispetto alla profondità dell’acqua in cui viaggiano, anche in aperto oceano. Questa caratteristica fa si che le onde di maremoto si comportino come “onde in acque basse” (shallow water waves). Queste onde viaggiano ad elevata velocità in mare aperto, raggiungendo anche i 700-800 km/ora, e sono in grado di propagarsi per migliaia di chilometri conservando pressoché inalterata la loro energia ed essendo quindi in grado di abbattersi con eccezionale violenza anche su coste molto lontane dal punto di origine. Le onde di tsunami, che in mare aperto passano spesso inosservate per la loro scarsa altezza, quando si avvicinano alla costa subiscono una trasformazione: la loro velocità si riduce (essendo direttamente proporzionale alla profondità dell’acqua) e di conseguenza l’altezza dell’onda aumenta, fino ad arrivare a raggiungere anche alcune decine di metri quando si abbatte sulla costa. L’altezza e l’impatto delle onde sulla costa è funzione di molti parametri. Infatti, oltre alla profondita` dell’acqua anche la topografia del fondale marino e le caratteristiche della costa, come la presenza di insenature, golfi, stretti, o foci di fiumi che possono produrre effetti di amplificazione, giocano un ruolo determinante. Talvolta il maremoto si manifesta con un fenomeno di iniziale ritiro delle acque (regressione) che lascia in secco i porti e le navi per breve tempo. In realtà questo rappresenta l’arrivo del cavo dell’onda ed è, pertanto, un fattore determinante che preannuncia l’ arrivo del la successiva cresta e la conseguente inondazione (ingressione). Lo tsunami che raggiunge la costa puo` apparire simile ad una marea che cresce e decresce rapidamente, sollevando il livello generale dell’acqua anche di molti metri; o si può presentare come un treno di onde, delle quali la prima non necessariamente è la maggiore; oppure si presenta come un vero e proprio muro d’acqua e, in questi casi, l’impatto delle onde di tsunami sulla costa è molto spesso devastante. Dopo l’inondazione, quando un’onda di tsunami si ritira (draw down) tende a trascinare con se tutto quello che ha incontrato nel suo percorso sulla spiaggia e a lasciare sul terreno acqua e detriti che formano depositi che sono importanti per ricostruire l’ingressione la massima quota raggiunta dall’onda (runup). I maremoti sono un fenomeno molto importante e spesso sottovalutato, in grado di produrre danni ingenti e perdita di molte vite umane. Fortunatamente i maremoti catastrofici sono eventi rari, tuttavia tsunami rilevanti e di entità minore colpiscono spesso nel mondo. In particolare l’area del Pacifico e`quella nella quale questi fenomeni sono più frequenti e disastrosi, con onde in grado di attraversare l’intero Oceano Pacifico in meno di 24 ore. La regione del Giappone-Taiwan rappresenta l’area più attiva, dove si genera circa il 30 percento del totale degli tsunami del Pacifico, anche se non tutti sono distruttivi. Nel 1896 un forte maremoto in Giappone ha provocato 27.000 morti ma il più forte è quello seguito al terremoto del Cile del maggio 1960, che ha causato oltre 1000 vittime nelle coste cilene. Lo tsunami ha poi raggiunto le coste delle isole Hawaii con ingenti danni e vittime e si e` propagato fino in Giappone attraversando il Pacifico in 22 ore e provocando oltre 150 vittime.
Eventi
Nel marzo del 1964 un altro violento tsunami fu prodotto in Alaska, con poche vittime ma con onde che si propagarono sino alle coste della California. Anche il Mediterraneo è stato interessato nei secoli da eventi di tsunami, sia distruttivi che di minore entità, principalmente lungo le coste della Grecia e dell’Italia. Il maremoto in assoluto piu` devastante è stato quello prodotto dal collasso della caldera del vulcano Santorini, circa nel 1400 a.C. dove l’esplosione ha prodotto il collasso della caldera con onde stimate tra 50-90 m. di altezza. Il maremoto si propagò con una velocità di oltre 300 km orari e in pochi minuti raggiunse le coste della Turchia meridionale. Meno di tre ore dopo la Siria, l’Egitto e la Palestina furono devastati dalle onde. Questo evento e`ritenuto essere la possibile causa della scomparsa della civilta` minoica. Per quanto riguarda le coste italiane, il maremoto più disastroso è quello seguito al terremoto di Messina del dicembre 1908. Il terremoto distrusse totalmente le città di Messina e Reggio Calabria ed un violento tsunami seguì la scossa principale, causando ingenti danni e centinaia di vittime, con onde che raggiunsero i 13 m di altezza sulle coste calabre, a Pellaro e 11,70 m a S.Alessio, sulle coste della Sicilia. L’ultimo maremoto italiano è quello avvenuto a Stromboli (Isole Eolie) il 30 Dicembre 2002, causato dallo scivolamento (prevalentemente sottomarino) di un enorme massa di materiale vulcanico alla Sciara del Fuoco. Le onde, che hanno raggiunto 11 metri di altezza a Stromboli, hanno prodotto danni ingenti e si sono propagate fino a Ustica, Sicilia settentrionale e coste campane. Maremoto di Stromboli, 2002 a cura di ISPRO
Bugiardino per i False Friends
Sono capitati casi in cui è stato utilizzato il termine Tsunami nel caso di una forte mareggiata o una nevicata, fenomeni meteorologici, , per enfatizzare la violenza dell’evento. Attenzione quindi ad usarlo senza considerare il suo reale significato scientifico