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Rischio Sanitario

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Come tutte le emergenze, anche quella sanitaria è determinata da una sprorporzione tra le necessità di soccorso e assistenza e quelle di carattere logistico , organizzativo e di risorse possedute. La letteratura ci offre una vasta casistica di approfondimento del tema: si va dalla presenza di un rischio sanitario vero e proprio ed originale determinato dalla occorrenza di fattori diversi di carattere patologico (casi recenti sono stati la S.A.R.S. e l’influenza aviaria), che richiede una particolare attività di carattere preventivo e di preparazione, così come un campo abbastanza variegato di applicazioni in materia di organizzazione sanitaria e dei soccorsi, internamente o esternamente alle strutture ospedaliere tradizionali. Occorre sottolineare come qualsiasi tipo di rischio esistente comporti necessariamente il coinvolgimento delle strutture e del personale della sanità nelle operazioni di prevenzione e in quelle di soccorso, e come dunque, soprattutto a livello di pianificazione di emergenza, il settore debba essere particolarmente seguito e curato, mantenendo costanti ed altissimi livelli di formazione, addestramento e di coordinamento con le strutture operative della protezione civile.

Pianificazione Emergenza Sanitaria in Italia

In questo settore più, che in ogni altro, fino a poco tempo fa potevamo considerarci pressoché all’anno zero. Prepararsi all’emergenza, sul campo come all’interno dei presidi ospedalieri, era da considerarsi una semplice illusione. L’evento, quando ci coglieva, ci costringeva ad inventarci un sistema in corsa, di efficacia limitata quanto a tempestività di intervento: esso era affidato, in maniera scarsamente coordinata e coordinabile, in parte alla Croce Rossa, in parte al volontariato e in parte alla struttura pubblica. Quest’ultima ha cominciato a mostrare segni di sviluppo nell’efficacia operativa e nel coordinamento delle emergenze solo a partire dalla progressiva implementazione dei servizi 118. Ma l’Italia non è mai uscita pienamente dalla abitudine di affidarsi più allo stellone che all’organizzazione, probabilmente perché tendiamo a fidarci più della natura che degli uomini: prova ne sia che da quando si sono affacciati sulla scena mondiale i problemi della difesa civile, le iniziative normative e amministrative, così come quelle di formazione e di addestramento hanno cominciato a farsi strada. La paura degli atti terroristici ci ha fatto pienamente comprendere l’inadeguatezza delle strutture e degli organici del personale medico e paramedico, così come il debito di formazione che il nostro paese sconta da decenni. Qualcosa negli ultimi anni si è mosso, e gli altri paesi non sono stati da meno nel buttarsi a capofitto nella rincorsa ad una efficienza che mancava da troppi anni. Come è comprensibile, confrontarsi con l’emergenza sanitaria intra ed extraospedaliera non è affar semplice, poiché è da essa che può dipendere gran parte del risultato delle operazioni di soccorso in termini di costi in vite umane, e per questo le performance del servizio sanitario vengono poste più di altre sotto i riflettori della pubblica opinione. I campi di applicazione nel settore comprendono quelli dei cosiddetti “Maxi afflussi di morti e feriti in caso di calamità” (Mass Casualty Incident – MCI), così come le operazioni di “triage” da campo. Ma osserviamo interessanti sviluppi nelle tecniche preparatorie anche tra le specializzazioni legate agli attacchi terroristici (attacchi chimici e batteriologici, emergenza radiologiche, ecc.). Ancora si registrano progressi nel campo della sicurezza ospedaliera e dei piani di evacuazione dei presidi. Un altro fattore di crescita è legato al miglior livello di coordinamento raggiunto dalle strutture sanitarie (di appartenenza amministrativa e di ambito operativo regionali) con le altre strutture sia dello Stato che degli EE.LL. e del volontariato, nel quadro di una piena attuazione del servizio nazionale di protezione civile così come tratteggiato dalla legge 225/92.

Pianificazione dell’Emergenza Sanitaria all’Estero

Non vi è dubbio che alcuni paesi esteri, maggiormente e da molto più tempo sottoposti ad alto rischio derivante da attività terroristiche o di guerra, hanno sviluppato sistemi organizzativi e di gestione intra ed extra-ospedaliera di notevole valore ed entità. In particolare paesi come gli USA o Israele, ma anche la Gran Bretagna, hanno da tempo imparato la difficile ma pagante tecnica della “preparedness”, con la quale si pongono in grado di far fronte ad un alto livello di efficacia ad eventi di eccezionale gravità, dando risposte compiute sia sul piano squisitamente sanitario che su quello del supporto logistico alle famiglie e della comunicazione pubblica. E’ senz’altro da approfondire un confronto possibile fra sistemi di soccorso-feriti che tendono ad utilizzare la tecnica dello “Scoop and Run” (carica e porta via), tipica ad esempio degli israeliani, e i sistemi che privilegiano la tecnica dello “Stay and play” (fermati ed opera), che caratterizza in genere anche noi e che comporta un forte uso dei Posto Medico Avanzato (PMA) e del triage preventivo.