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Cosa sono i Rischi

WIKI

Con il termine Rischio si intende la probabilità che un fenomeno potenzialmente dannoso possa avvenire in un determinato luogo ed in un determinato tempo provocando un danno.

L’UNESCO nel 1984 per rispondere ai compiti istituzionali di mitigazione dei danni causati dalle catastrofi naturali, ha introdotto questo concetto che ha trovato ampia diffusione fra i tecnici del settore, anche se ancora oggi non vi è uniformità di interpretazione. Il concetto di rischio è stato utilizzato in seguito per la valutazione di numerose altre tipologie di eventi.I rischi possono essere fondamentalmente di due tipi: Naturale o Antropico (dovuto all’azione dell’uomo), la cui analisi permette di studiate e pianificare strategie per la salvaguardia della popolazione, dei beni e del territorio.
Fin dal [terremoto dell’Irpinia] del 1980, in Italia si aggiornò l’elenco delle aree potenzialmente soggette a danni da terremoto nelle quali vige l’obbligo di costruire con criteri antisismici. Poiché l’Italia è in buona parte sismica vennero classificati solo i territori dove i fenomeni sismici ed i danni attesi superavano certe soglie, cioè dove il rischio di un evento dannoso superava determinate probabilità di verificarsi.

Studio IRES sui Rischi

Il nostro paese presenta una notevole quantità di barriere artificiali che l’uomo ha costruito per soddisfare il proprio fabbisogno idrico, per produrre energia o per controllare il flusso dei corsi d’acqua. Le dighe presentano però notevoli rischi proprio perché modificano il naturale decorso dei fiumi e dei torrenti, pertanto è necessario un attento studio dell’assetto geologico e delle caratteristiche della zona in cui queste sono presenti per prevenire eventi tragici come quello del Vajont ( 9 ottobre 1963).
Vajont
I sopravvissuti del Vajont
La diga del Gleno in Val di Scalve

Rischio Idrogeologico

Con il termine rischio idrogeologico si vuole intendere l’insieme degli eventi che derivano dall’azione diretta od indiretta dell’acqua. Nel primo caso si fa riferimento alla tracimazione ed all’esondazione dei corsi d’acqua, mentre nel secondo si fa riferimento a tutti quegli eventi in cui l’acqua gioca un ruolo di innesco o velocizzazione come i movimenti franosi.
Ispra Ambiente
IRPI – Istituto di Ricerca per la Protezione Idrologica – CNR
Consiglio nazionale dei geologi
#ItaliaSicura

Rischio Incendio

Il fuoco da sempre, oltre che essere una risorsa indispensabile, ha rappresentato una potenziale fonte di rischio i tutti i contesti. Nello specifico l’incendio è una combustione che si sviluppa in modo incontrollato nel tempo e nello spazio, ed è un’eventualità che deve sempre essere tenuta in considerazione nell’organizzazione di tutte le strutture, dall’ambiente domestico, al luogo di lavoro. La combustione è una reazione chimica tra un corpo combustibile e un corpo comburente in condizioni di temperatura adeguata . Quando l’incendio interessa la superficie boscata, si parla di incendio boschivo, categoria particolarmente rilevante soprattutto nel periodo estivo.Quando l’incendio interessa sostanze chimiche o tossiche, assume rilevanza diversa per la quale vi rimandiamo alla sezione dedicata (rischio NBCR).

Rischio Sismico

I terremoti sono eventi che ogni anno incidono sull’assetto della crosta terrestre. Questi movimenti che sono fisiologici per la terra si registrano quotidianamente, con intensità diverse, in tutto il mondo (Per risalire alla dinamica di questi eventi vi rimandiamo all’allegato Tettonica a Zolle).
I movimenti che si possono registrare sono di varie tipologie, e normalmente non sono distribuiti casualmente sul territorio, ma seguono delle zone ben definite tenute costantemente sotto controllo dai sismologi. Per calcolare l’entità del sisma si possono usare varie scale, come la Mercalli che si basa sull’osservazione degli effetti del sisma, o con grandezze derivate dal sismogramma, come la Magnitudo. Quando questi eventi si verificano sui fondali marini il movimento può causare onde che si riversano sulle coste provocando danni, in tal caso si parla di Maremoto.Questi eventi sono collegati anche all’attività vulcanica (vedi wiki/Rischio Vulcanico oppure glosssario/rischio vulcanico).

Rischio Vulcanico

Le eruzioni vulcaniche sono fenomeni naturali caratterizzati dalla fuoriuscita dall’interno della terra di prodotti originati dall’attività magmatica endogena: gas, vapori, materiale fuso e solido. L’attività vulcanica può generare una serie di fenomeni pericolosi, diversi a seconda del tipo di eruzione (effusiva o esplosiva) che si identificano in generale nella caduta dei materiali grossolani e delle ceneri, nelle emissioni di gas, nelle colate di fango, ma anche in incendi e meno frequentemente in maremoti (Tsunami) e terremoti. Per rischio vulcanico si intende la probabilità che un vulcano entri in eruzione in rapporto alle quantità dei danni che questa può provocare. Riassumendo si può affermare che quanto maggiore è la probabilità di eruzione tanto maggiore è il rischio, così pure quanto maggiore sono i beni e la popolazione esposta tanto maggiore è il danno che ne potrebbe derivare e quindi il rischio. Per quanto riguarda il territorio italiano, il Vesuvio e l’Etna sono due vulcani attivi che si trovano in aree densamente popolate: se si dovessero verificare eventi disastrosi come quello del 79 d.c. in cui il Vesuvio distrusse Pompei e di Ercolano, saremmo di fronte a catastrofi naturali di dimensioni apocalittiche. L’uomo non può intervenire per diminuire la pericolosità vulcanica; essa dipende da fenomeni naturali che sono fuori dalla nostra possibilità di controllo. Ma una corretta gestione del territorio e adeguate misure di previsione e prevenzione possono variare, o almeno limitare l’aumento del valore esposto e della vulnerabilità e quindi mitigare fortemente il rischio vulcanico. Siccome la posizione dei vulcani è conosciuta è relativamente semplice organizzare delle reti di rilevamento con finalità di previsione delle eruzioni. Numerosi sono stati i casi in cui per mezzo dei segni precursori si è salvata la vita a migliaia di persone.

 

Rischio Chimico-Industriale

I paesi sviluppati hanno generalmente come compagno di viaggio un forte rischio di tipo industriale legato alle possibilità di incidenti che possono occorrere all’interno di industrie che trattano materiali pericolosi, esplosivi o tossici. L’Italia soffre un rischio industriale abbastanza diffuso, con particolare riferimento ad alcune regioni. Poli industriali conosciuti come Porto Marghera in Veneto o Priolo Gargallo in Sicilia costituiscono punti particolarmente nevralgici del sistema. Si è cominciato a parlare di rischio industriale all’indomani dell’incidente occorso nel 1976v a Seveso in Lombardia, con la fuoriuscita di diossina dagli stabilimenti dell’azienda ICMESA. Quell’incidente dette origine al primo rilevante provvedimento normativo di disciplina del settore, il DPR 175/88, detto “Direttiva Seveso”. Da allora il rischio industriale è stato regolamentato più puntualmente. Chi gestisce impianti contenenti sostanze e materiali pericolosi (naturalmente in quantità capaci di provocare i cosiddetti “incidenti rilevanti”), devono adottare delle precauzioni assai severe e dettagliate inerenti il controllo e la manutenzione degli impianti e il rispetto degli standards di sicurezza fissati dalla norma. Dal DPR 175 in poi si distinguono due categorie di regolamentazione per le attività industriali: esse sono tenute alla “notifica” o alla “dichiarazione” a seconda dei quantitativi di sostanze pericoloso gestite. Il gestore dell’impianto deve sempre produrre e consegnare all’autorità una dettagliata analisi dei rischi e una stima delle possibili conseguenze in caso di incidente (il Rapporto di sicurezza). La legge 137/97 impone inoltre ai gestori la compilazione di una scheda di informazione per il pubblico sulle misure di sicurezza da adottare e sulle norme di comportamento da tenere in caso di incidente; essa impone poi ai sindaci il dovere di renderle note ala popolazione. Proprio quest’ultimo aspetto ha sempre rivestito particolare importanza: infatti i compiti di informazione della popolazione, un tempo posti in capo esclusivamente agli organi di soccorso dello Stato e segnatamente al Prefetto, da qualche anno sono transitati in modo pressoché completo sulle spalle dei sindaci, determinando in qualche modo l’obbligo per gli EE.LL. di affrontare in modo molto più radicale e profondo i temi della prevenzione dei rischi.

Rischio Sanitario

Come tutte le emergenze, anche quella sanitaria è determinata da una sproporzione insopportabile tra le necessità di soccorso e assistenza e quelle di carattere logistico , organizzativo e di risorse possedute. La letteratura ci offre una vasta casistica di approfondimento del tema: si va dalla presenza di un rischio sanitario vero e proprio ed originale determinato dalla occorrenza di fattori diversi di carattere patologico (casi recenti sono stati la S.A.R.S. e l’influenza aviaria), che richiede una particolare attività di carattere preventivo e di preparazione, così come un campo abbastanza variegato di applicazioni in materia di organizzazione sanitaria e dei soccorsi, internamente o esternamente alle strutture ospedaliere tradizionali. Occorre sottolineare come qualsiasi tipo di rischio esistente comporti necessariamente il coinvolgimento delle strutture e del personale della sanità nelle operazioni di prevenzione e in quelle di soccorso, e come dunque, soprattutto a livello di pianificazione di emergenza, il settore debba essere particolarmente seguito e curato, mantenendo costanti ed altissimi livelli di formazione, addestramento e di coordinamento con le strutture operative della protezione civile.

Rischio Umanitario

Quando si verifica uno scenario in cui è coinvolto un numero elevato di persone, è indispensabile tutelare il profilo sanitario dei coinvolti. Per far questo è necessario avere a disposizione risorse idonee per poter gestire le diverse esigenze. Oltre le molteplici le situazioni in cui il rischio sanitario deve essere valutato, come negli incidenti maggiori, ovvero scenari in cui il numero dei feriti è elevato (incidenti ferroviari, crolli, incidenti aerei, grossi incidenti stradali, ecc…), per i quali è necessario prevedere un’ adeguata risposta con le risorse territoriali, è diverso è il caso in cui non si deve gestire un elevato numero di feriti, bensì vere e proprie masse di persone (come nel caso della accoglienza degli immigrati), per i quali è necessario prevedere oltre ad adeguate strutture di ricovero e servizi igienici, anche un idoneo controllo medico, una adeguata profilassi vaccinale e sufficienti viveri per il fabbisogno dei singoli. In tal caso si parlerà di rischio Umanitario, termine non specificatamente codificato, ma che inquadra più correttamente la tipologia del rischio da affrontare. In caso di emergenza umanitaria all’estero che abbia rilevanza per il nostro paese, o in caso di incidente o di emergenza che coinvolgano nostri connazionali all’estero, presso il Ministero degli Affari Esteri viene attivata l’Unità di crisi, e viene fatto scattare un apposito Piano di Emergenza.

Rischio NBCR

Ai giorni nostri è sempre più frequente che uno scenario di rischio, oltre che la fonte primaria, presenta dei fattori aggiuntivi che non solo non sono secondari, ma spesso costituiscono la fonte primaria del rischio stesso. Questo è il caso degli incidenti che coinvolgono sostanze chimiche batteriologice o nucleari (Tipologia racchiusa dall’acronimo NBCR), sia nel caso in cui si verifichino per cause accidentali, sia nel caso in cui si verifichino per cause dolose. Nel secondo caso, ne sono tristi esempi recenti attentati terroristici o scenari bellici, si tratterà di scenari che rientrano nella Difesa Civile, per cui vi rimandiamo alla sezione dedicata. Gli eventi accidentali, possono essere di molteplici tipologie: incidenti stradali o ferroviari che coinvolgono automezzi adibiti al trasporto di materiali pericolosi, incidenti a stabilimenti industriali, depositi, magazzini, che trattano sostanze pericolose, a centrali nucleari o depositi di stoccaggio di scorie nucleari.