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Piani di Assetto Idrogeologico – PAI

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A seguito degli eventi idrogeologici che nel breve volgere di alcuni anni (Versilia 1996, Sarno e Quindici 1998, Soverato 2000) interessarono pesantemente il nostro paese, il legislatore, recuperando la filosofia della notissima legge quadro 183/89 sulla difesa del suolo, ma spingendo con forza in direzione di un più forte collegamento tra i temi della prevenzione territoriale e dell’uso del suolo ed i grandi ed emergenti problemi riguardanti la pericolosità e il rischio idrogeologico, volle connettere direttamente le problematiche territoriali e ambientali alla tutela della incolumità pubblica e alla protezione civile. Dal punto di vista storico, non vi è dubbio che l’esperienza di perimetrazione e ripianificazione immediata delle aree del Bacino del Fiume Versilia interessate nel 1996 dagli eventi idrogeologici, e che fu realizzata nell’ambito della gestione emergenziale dalla Regione Toscana di concerto con il Dipartimento della Protezione Civile, ha costituito il modello di riferimento per la stesura dei criteri di intervento delineati dal Decreto 180/98 “Sarno”. Con la legge 267/98 prima (legge di conversione del “Sarno” e con la legge 365/00 poi, è stato così definito il nuovo strumento ricognitivo e pianificatorio del “Piano per l’assetto idrogeologico (P.A.I.). Esso si configura come uno stralcio funzionale, direttamente inerente il settore della pericolosità idraulica ed idrogeologica, del piano generale di bacino già previsto dalla L. 183/89 e dalle leggi regionali attuative. Secondo la legge, il P.A.I. è uno “strumento conoscitivo, normativo e tecnico-operativo mediante il quale vengono pianificate e programmate le azioni e le norme d’uso finalizzate alla conservazione, alla difesa e alla valorizzazione del suolo, sulla base delle caratteristiche fisiche ed ambientali del territorio interessato” (art. 17 della L. 183/89). I P.A.I. comportano la redazione di una normativa di attuazione che va a disciplinare le destinazioni d’uso del territorio, attraverso una serie di prescrizioni puntuali su ciò che è consentito e ciò che è vietato realizzare, in termini di interventi opere ed attività, nelle aree a pericolosità molto elevata (P3), elevata (P2) e moderata (P1). Il P.A.I. può essere sottoposto a modifiche e varianti in coincidenza con le modificazioni che avvengono sul territorio a seguito di eventi naturali o in conseguenza di interventi ed opere di natura pubblica e privata. Gli ambiti di applicazione dei diversi PAI esistenti oggi in Italia sono naturalmente quelli dei rispettivi bacini idrografici di rilievo nazionale, interregionale o regionale di riferimento.