Se il rischio idrogeologico è il rischio di maggior rilevanza per il territorio italiano, sicuramente le alluvioni sono l’espressione più disastrosa di questo rischio.
«La parola alluvione viene usata per indicare un evento di accumulo di materiale fluviale. In sintesi le alluvioni sono i sedimenti trasportati dal fiume al di fuori degli argini in seguito ad un’esondazione ed è quindi errato definire “alluvione” un’esondazione in ambito scientifico.
Nell’italiano recente viene anche ritenuto sinonimo di inondazione, in effetti le due parole attualmente sono utilizzate con lo stesso significato. Tuttavia alluvione nasce come riferimento esclusivamente meteorologico, mentre inondazione più facilmente può avere anche un senso figurato, sebbene non sempre catastrofico (es.: “sono stato inondato di sms”).» (Wikipedia)
Cause
La gravità di questi eventi è dovuta principalmente all’elevata antropizzazione delle aree adiacenti ai principali fiumi italiani. Si ha un evento alluvionale quando le acque di un fiume non vengono contenute dalle sponde e si riversano nella campagna circostante o in un centro abitato. Generalmente gli antichi conoscevano le zone che periodicamente venivano interessate dalle alluvioni, ed evitavano di costruire le loro case in queste zone.
Quando in Italia la popolazione ha iniziato a crescere velocemente e nelle città mancava lo spazio per costruire, sono state utilizzate anche queste aree, cercando di ridurre, nella migliore delle ipotesi, gli effetti delle alluvioni rialzando gli argini. Ma spesso questo non è bastato, e per questo in Italia sono molte le zone che possono essere colpite dalle alluvioni.
Questi comportamenti non hanno fatto altro che incrementare a dismisura. Le cause principali che provocano un’alluvione sono due: la pioggia e l’incuria del territorio. Se non è possibile controllare l’elemento naturale è però possibile per l’uomo fare qualcosa per limitare gli effetti di una pioggia molto intensa e prolungata.
I danni provocati dalle alluvioni sono legati al numero di persone e cose coinvolte e saranno maggiori se questi fenomeni colpiscono una città. Nel novembre del 1966 una rovinosa alluvione colpì Firenze e le zone del Polesine provocando vittime e danni. A trenta anni di distanza da questi eventi tragici, gli esperti sostengono che una pioggia violenta e prolungata come quella che avvenne allora provocherebbe oggi molti più danni nelle stesse zone. Gli stessi esperti vedono nell’incuria del territorio e nell’espansione delle città il motivo di questo pericolo. Dal 1966 infatti una grande parte del territorio che allora era coltivato adesso non lo è più perché molte aree coltivate sono state abbandonate, molti boschi sono stati distrutti o ridotti dagli incendi e molte abitazioni sono state costruite in prossimità dei fiumi in zone in cui è elevato il pericolo di inondazione.
Previsione
Come è possibile prevedere un’alluvione? Lo studio di questi eventi parte dello studio del territorio, per cercare di capire quanta acqua piovana può essere assorbita dal terreno di un certo bacino idrografico prima di andare ad ingrossare un fiume. Si studia quindi la geologia, le forme del territorio, l’uso del suolo (distribuzione dei boschi, aree coltivate, ecc.), ma soprattutto vengono studiati tutti i dati che riguardano le piogge che cadono in un bacino idrografico. Questi ultimi dati sono raccolti grazie alle stazioni meteorologiche, che rilevano 24 ore su 24 per tutto l’anno molti dati, fra cui la piovosità. Se per un bacino esiste una o più stazioni di rilevamento, allora è possibile capire quali sono i periodi più piovosi dell’anno e soprattutto qual’è il quantitativo massimo di acqua che cade. In questo modo è stato possibile costruire dei modelli, vale a dire dei calcoli grazie ai quali è possibile conoscere in anticipo il comportamento di un fiume quando piove una certa quantità di acqua all’interno del suo bacino idrografico e per una certa durata, facendo sì che il fiume esca dagli argini. A questo punto, grazie a questa massa di dati elaborata da personale altamente specializzato, è possibile prevedere gli eventi alluvionali e attuare gli interventi di riduzione dei rischi, avvertendo in anticipo la popolazione e decidendone eventualmente l’evacuazione, se viene riscontrata una situazione di pericolo per le persone e per le cose.Inoltre è possibile prevedere, grazie all’osservazione continua delle foto che ci inviano i satelliti, con anticipo dove e quando avverranno precipitazioni eccezionali. Ci sono purtroppo dei casi, come l’evento tragico che ha sconvolto la Versilia nel 1996 Alluvione Versilia 1996 o la zona di Sarno nel 1998, che non riescono ad essere previsti perché la violenza e la rapidità degli eventi va oltre le previsioni più negative. Ma anche in questi casi è possibile ridurre l’entità dei danni, grazie a sistemi di monitoraggio ed allarme sempre più efficienti. Inoltre la riduzione delle aree non coltivate, tecniche di coltivazione particolari, prevenzione degli incendi, pulizia delle sponde dei corsi d’acqua più piccoli possono concorrere alla riduzione del rischio. Infine è importante soprattutto che la progettazione degli edifici sia fatta seguendo uno studio particolare ed approfondito sugli effetti di un’alluvione. In questo caso, le piene dei fiumi non saranno un evento tragico, ma soltanto un fenomeno naturale.